venerdì 15 settembre 2023

Giuseppe Verdi curiosità sull'artista del caffè

Giuseppe Verdi curiosità

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autore: Redazione

Giuseppe Verdi, prima di diventare il più grande compositore della storia della musica, era un ragazzo e un uomo la cui vita è stata segnata da grandi successi e forti tragedie, ma con il caffè sempre presente nel suo destino

Giuseppe Verdi: il caffè nel destino

È sempre difficile scrivere aneddoti, curiosità o anche solo qualche riga, quando ci si imbatte in un personaggio di un certo calibro. Soprattutto quando questo personaggio, con il suo genio e con la sua semplice esistenza, ha influenzato la cultura e la storia del nostro paese. Avete capito bene, stiamo parlando di Giuseppe Verdi.
Su di lui si è scritto e si è detto tanto: una vita segnata dal talento, da innumerevoli successi, ma anche da altrettante tragedie. Tra tutti questi avvenimenti, mai si potrebbe pensare che uno dei più grandi compositori della storia della musica, se non il più grande, fosse allo stesso tempo anche un fedele amico del caffè. Per noi, che di questo prodotto siamo frenetici amanti e appassionati, tale scoperta non poteva far altro che farci sciogliere come un biscotto inzuppato in una tazza di caffè.
In particolar modo, proprio una curiosità che lega Giuseppe Verdi e il caffè ci ha davvero colpito e, non appena ci è balzata all’occhio, abbiamo pensato che non potevamo far altro che condividerla con voi, qui, attraverso il nostro blog. E in quale posto migliore se non nella nostra rubrica del caffè letterario.
Il bancone si fa più stretto, dunque, perché Eduardo De Filippo, Umberto Eco e Gabriele D’Annunzio dovranno far posto ad un altro grande artista: Giuseppe Verdi.


Giuseppe Verdi tra musica e caffè

Giuseppe Verdi nacque a Roncole, una piccola frazione di poche case vicina a Busseto (in provincia di Parma) il 10 ottobre 1813, dall’unione del padre Carlo Verdi, oste e rivenditore di generi alimentari, e della madre Luigia Uttini.
Una prima simpatica curiosità è che il nostro protagonista inizialmente non si chiamava Giuseppe. Il giorno dopo la sua nascita, infatti, nel registro comunale di Busseto, il futuro artista venne registrato con il nome Joseph Fortunin François. A quell'epoca il Granducato di Parma, e quindi anche Busseto, erano sotto il dominio dell’Impero francese di Napoleone. Ecco spiegato il perché del nome redatto in francese di colui che sarebbe diventato il più grande compositore della storia della musica.
Carlo, il padre di Verdi, aveva capito fin da subito che il figlio era molto portato per l'arte e per questo lo aveva incoraggiato a scoprire e imparare l’affascinante mondo della musica, regalandogli una vecchissima spinetta (uno strumento a tastiera con corde pizzicate, simile al clavicembalo, ma di dimensioni ridotte) che era riuscito a rimettere a lucido con le sue stesse mani. Allo stesso tempo, però, voleva che il ragazzo continuasse ad occuparsi dell’attività di famiglia, una modesta osteria di Roncole che il padre aveva ereditato dalle passate generazioni, in cui venivano offerti alimenti, tabacchi e altri tipi di merci, tra cui, ovviamente, il caffè.


Giuseppe Verdi curiosità sul caffè

È proprio dalla volontà del padre di avere il proprio figlio al suo fianco dietro al bancone dell’osteria, che avvicina un po' più Giuseppe Verdi a noi persone comuni e da cui prende vita la curiosità che accomuna il grande artista con la nostra passione, il caffè.
Nella bottega dei Verdi, molto probabilmente l'unico negozio della piccola frazione di Roncole, gli affari erano dettati dalle urla e dalle musiche dei venditori ambulanti che affollavano il locale, e i prezzi e gli scambi venivano concordati rigorosamente con il bicchiere in mano. Si beveva e si discuteva di tutto. Tra quella gente che popolava e animava la quotidianità del piccolo paesino parmigiano, ci piace pensare che ci fosse qualcuno che preferiva concludere le proprie transazioni e compravendite davanti a una bella tazza di caffè fumante: un caffè, magari, che proprio il giovane Verdi aveva preparato e servito.
Al di là della nostra fantasia, è probabile che il giovane Verdi avesse imparato a conoscere il caffè e tutte le sue sfaccettature da molto vicino. Lavorando insieme alla madre e al padre, i gestori della locanda di riferimento di tutta Roncole, sicuramente il più delle volte il piccolo Verdi si è trovato a svolgere attività come la tostatura e la macinatura, oppure preparava e offriva il caffè ai clienti che lo gradivano più del vino, o ancora lo miscelava e lo confezionava per chi lo voleva portare e consumare a casa. La cosa certa è che, pur dividendo il suo tempo tra le attività di oste e droghiere e lo studio della musica, che lo entusiasmava oltre ogni limite, Giuseppe Verdi si fece le ossa nei mestieri di bottega.


Carriera e amori di Giuseppe Verdi sbocciati da un chicco di caffè

Gli anni passavano e, diventato più grande, Giuseppe Verdi andò a vivere a Busseto, dove fu accolto da Antonio Barezzi. Questi era il ricco titolare di una distilleria di alcool e di un negozio di prodotti coloniali che forniva tutti i locali della zona, tra cui, ovviamente, quello del padre di Verdi. Antonio Barezzi era anche un grande appassionato di musica, tanto che era solito organizzare concerti in casa sua, per godere di buona musica e per sostenere i giovani musicisti poveri ma inclini al talento.
Grazie ai rapporti commerciali con i Verdi, Antonio Barezzi ebbe l’occasione di conoscere e successivamente stimare il giovane Giuseppe, sia per la sua bravura e manovalanza nel retrobottega, sia per la sua inclinazione verso l’arte della musica. Barezzi, quindi, lo assunse come commesso nel suo negozio e lo ospitò a casa sua. Giuseppe ebbe così l'opportunità di migliorare le sue competenze nel commercio dei coloniali, lavorando in uno dei più grandi empori della zona. Non a caso, il negozio di Barezzi teneva accordi in tutto il busettano, e il suo caffè e tutti gli altri prodotti alimentari erano molto richiesti nella bassa padana.
Ogni sera poi, chiuso il negozio, Giuseppe Verdi teneva lezioni di musica, impartite proprio da Antonio Barezzi, colui che all'inizio era solo il suo capo e benefattore, che divenne poi suo insegnante di vita e di musica, ma che, di lì a poco, sarebbe diventato anche il suo caro suocero.
Giuseppe Verdi, infatti, nel maggio del 1836, sposò Margherita Barezzi, figlia del suo mentore e amico Antonio. Margherita e Giuseppe si conobbero da ragazzini, quando il futuro musicista si trasferì a casa Barezzi. Il sentimento profondo tra i due giovani nacque fin da subito, tra vendite di pacchi di caffè e lezioni di pianoforte che Verdi impartiva alla giovane Margherita. Quando si sposarono, Verdi aveva già 23 anni e, grazie al sostegno generoso del padre di Margherita, proseguì i suoi studi musicali e si dedicò alla composizione della sua prima opera, l'Oberto.


Una tazza di caffè amaro

Dal matrimonio di Giuseppe Verdi e Margherita Barezzi nacquero due figli, Virginia e Icilio. Di lì a poco, però, la felicità si trasformò in un periodo di dolore e sventura, una tazza di caffè amaro, che colpì duramente il Maestro ma che, nonostante tutto, lo temprò nell'animo, portandolo a intraprendere il cammino che lo avrebbe portato alla gloria immortale.
Infatti, negli anni che precedono il 1840, la sfortuna si abbatte su Giuseppe Verdi, che perde entrambi i figli adorati. Poco dopo anche la moglie Margherita lo lascia. Ma nemmeno la musica è in grado di consolarlo, anzi lo delude: dopo il successo dell'Oberto, la sua opera successiva, Il Finto Stanislao, viene ignorata dal pubblico della Scala. E come se non bastasse, Giuseppe Verdi si trova costretto ad affrontare anche problemi economici, in seguito alla perdita della famiglia e delle ambizioni artistiche.
Trasferitosi a Milano, la sua vita è segnata da tristezza e solitudine, a causa anche della sua miseria che lo costringere a scegliere quale pasto saltare durante il giorno. Addirittura, ci sono giorni in cui si nutre solamente con un paio di caffè, gentilmente offerti in particolare da due locali di Milano: l'Osteria della Cazzuola, vicino a Linate, e la più famosa Osteria della Cassina di Pomm, diventati storici proprio per la frequenza abitudinaria del grande artista.


“Il caffè è il balsamo del cuore e dello spirito”

Una volta toccato il fondo, il 1840 fu davvero un anno buio per lui, Giuseppe Verdi non poté far altro che risalire e intraprendere la scalata verso la gloria immortale che ancora oggi accompagna la sua immagine e il suo ricordo.
Infatti, con il sostegno e l’incoraggiamento del direttore della Scala Bartolomeo Merelli, Giuseppe Verdi debutta alla Scala nel 1842 con il Nabucco, considerata l'opera lirica che gli vale il trionfo definitivo e l'avvio della sua brillante carriera. L'opera fu così gradita che venne replicata ben cinquantasette volte alla Scala e proposta poi negli anni seguenti a Vienna, Lisbona, Barcellona, Berlino, Parigi e Amburgo, New York, Buenos Aires.
Dopo il grande trionfo del Nabucco, quello che va dal 1843 al 1850 fu per Verdi un periodo di grande produttività e successo. Verdi lavorò con una dedizione così intensa che li definì "gli anni di galera". In quegli anni compose ben 13 opere, tra le quali spiccano I Lombardi alla Prima Crociata, Ernani, I due Foscari e soprattutto Macbeth, ritenuta il suo capolavoro della giovinezza.
Nel 1853, Verdi compone la trilogia popolare, ovvero le tre opere che lo consacrano come il massimo esponente della musica popolare: Rigoletto, Il trovatore e La traviata. Queste opere rappresentano il culmine della sua carriera artistica, della sua consapevolezza creativa e del suo successo internazionale, decretandolo come il musicista più famoso della sua epoca.
Tra i tanti capolavori che hanno scandito la sua splendida vita, culminata a Milano nel 1901, una sua particolare quanto famosa citazione ha toccato da vicino noi amanti del caffè: “Il caffè è il balsamo del cuore e dello spirito”. Dal periodo in cui gironzolava per le osterie di Milano in cerca di un caffè in sostituzione del pasto, fino al personaggio di fama mondiale che conosciamo oggi: forse per Giuseppe Verdi il caffè è stato davvero il balsamo del cuore e dello spirito.


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A noi piace ricordare Giuseppe Verdi come un fine conoscitore del nostro amato caffè, della bevanda con la quale talvolta, vuoi per necessità o vuoi per piacere, sostituiva il pasto quotidiano.
Ci piace diffondere la cultura e la passione per il caffè attraverso questi racconti, ma anche attraverso la lavorazione di caffè in grani che tostiamo con cura e dedizione ogni giorno nella nostra torrefazione artigianale , situata ad Affi, in provincia di Verona. Puoi anche visitarla attraverso il nostro negozio online , ti aspettiamo!

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