martedì 30 agosto 2022

Caffè monorigine: cos'è e come viene prodotto

caffè monorigine

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autore: Enrico Bendinelli

Quando parliamo di caffè in grani, è importante distinguere tra miscele e caffè monorigine. Ma qual è la differenza tra questi due prodotti e quali sono le particolarità del cosiddetto "single origin"? Scopriamolo insieme.

Nel mondo del caffè, sentiamo sempre più spesso parlare di caffè monorigine, associando questo termine a un prodotto di qualità maggiore, più autentico e raffinato, da intenditori. Anche se questo può, in una certa misura, essere vero, la vastità e la complessità del mondo del caffè ci impongono di fare chiarezza sul significato di questo termine, molto diffuso ma spesso usato superficialmente.

È solo conoscendo bene il significato dell'espressione caffè monorigine che potremo apprezzare, finalmente, questo prodotto unico, in grado di regalarci esperienze inaspettate.


Cosa significa caffè monorigine?


Mentre la miscela contiene più varietà di caffè, Arabica e Robusta, combinate con sapienza dalla mano esperta del torrefattore, il caffè monorigine, anche detto single origin, è un caffè di un'unica varietà coltivato in un'unica regione geografica.

Partiamo dal nome: l'unione delle parole "Mono" e "Origine" identifica una provenienza unica, quindi un caffè non miscelato, puro, senza l'apporto di caffè in grani di altre provenienze.


Qual'è l'origine del caffè? Un dibattito terminologico


Già a questo punto potremmo porci una domanda: cosa si intende per provenienza o origine del caffè? Si tratta di un territorio, uno Stato o una regione? Oppure di una "zona" non meglio definita?

Per prima cosa, dobbiamo sgomberare il campo dall'antica pratica commerciale di definire un prodotto - che si tratti di caffè, tè, spezie o altro - con il nome del porto nel quale è stato imbarcato. È ancora in uso, infatti, tra i torrefattori, l'adozione di una definizione commerciale tradizionale, legata alle rotte più tipiche del caffè. In questo modo, ad esempio, ci si riferisce al caffè crudo arabica, naturale e di alta qualità, con il termine Santos, cittadina portuale vicino a San Paolo e centro nevralgico dell'industria caffeicola brasiliana. Un concetto identico a quello che vediamo applicato, ad esempio, al vino "Porto" portoghese, che prende il nome dalla città nel quale veniva imbarcato e destinato al mercato britannico.

Nelle situazioni in cui la città portuale di partenza non è così conosciuta o importante, invece, si è diffusa negli anni l'abitudine di definire il caffè in base al Paese di provenienza. Ci troviamo di fronte, anche qui, a una definizione approssimativa, in quanto definire un prodotto indicando una zona così estesa non consente di garantire l'omogeneità del prodotto. O meglio, poteva avere senso una ventina di anni fa, quando la maggior parte dei caffè crudi erano preparati per l'esportazione seguendo specifici standard qualitativi ed erano ottenuti sì da piantagioni diversissime, ma con blend caratteristici del singolo paese che risultavano piuttosto omogenei. Oggi, però, non è più così.

Un'utilizzo più appropriato si è affermato negli ultimi vent'anni, con grandi innovazioni per il mercato caffeicolo e un’elevazione degli standard qualitativi che hanno portato a uno sforzo sempre maggiore da parte dei produttori, sia associazioni che singoli, rispetto alla differenziazione e alla promozione di qualità prodotte in aree ben specifiche di un paese, proprio come avviene per il vino con le denominazioni IGT, DOC e DOCG.

In questo modo, il termine caffè monorigine ha acquistato un significato più consistente. Quando parliamo di caffè monorigine, infatti, ci riferiamo di solito a una preparazione standard di un dato paese, rappresentativa della media della sua produzione, e siamo sicuri di trovare sempre le medesime caratteristiche, seppur con minime variazioni dovute alle condizioni ambientali.

Oggi, perciò, il termine caffè monorigine richiama le tipicità e le caratteristiche peculiari di alcune zone di produzione del caffè, all'interno di un medesimo paese, e identifica dei caffè davvero distintivi e speciali.


Ha ancora senso parlare di caffè monorigine?


Per concludere, possiamo senza dubbio dire che è ancora utile utilizzare il termine monorigine per identificare un caffè che rispetti alcuni parametri relativi al territorio di provenienza e al metodo di lavorazione. Tuttavia, bisogna tener presente che il caffè monorigine di un determinato paese non è l'unica varietà di caffè che quel paese ha da offrire. Molto probabilmente, infatti, esistono zone, o addirittura singole piantagioni, che vale la pena scoprire, in quanto sono in grado di offrire dei caffè ancora più caratteristici e particolari.

E, sempre parlando di monorigine, noi di Caffè Roen in questi anni abbiamo scoperto luoghi unici, dove si coltivano con passione ed esperienza caffè monorigine della miglior qualità. Se volete provare anche voi una nuova esperienza di degustazione che vi regalerà emozioni intense e durature, vi invitiamo a scoprirli qui.


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40% Arabica – 60% Robusta

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