Il caffe delle arti: l’imprevedibilità del Pintor
Talvolta - quando ci interessiamo della vita e delle opere di qualche
grande personaggio che magari non è più e che però ha lasciato ai posteri segni tangibili della sua esistenza, tramandandoci
opere di grande valore, siano esse
poesie, romanzi, quadri, sculture, invenzioni e altro ancora - ci capita di porci un quesito.
Ci domandiamo infatti quali e
quanti siano stati altri personaggi del settore artistico che per
mera sfortuna o per vicissitudini varie non siano assurti alla
notorietà ed alle fortune che avrebbero ampiamente meritato, e ciò pur avendo seminato la loro esistenza di opere straordinarie, magari andate perdute o distrutte.
Crediamo veramente, anzi, che
siano di più gli artisti, magari di grandezza sublime, che hanno creato
opere straordinarie, ma che hanno dovuto attendere di
morire per essere scoperti.
Ebbene
fra questi - fra coloro cioè che i posteri hanno potuto o voluto riscoprire dopo la loro dipartita -
c’è sicuramente un personaggio, grandissimo pittore e grandissimo amico del caffe delle arti, che merita di essere ricordato in questa nostra modesta opera. In realtà si tratta di un pittore che anche in vita, ed almeno in alcuni momenti e in alcuni limitati ambienti, ha beneficiato di qualche riconoscimento e di una certa notorietà.
Tuttavia, la sua arte - almeno
sino alla sua morte - è stata in un certo modo vanificata dall’avere egli un
carattere contraddittorio sino all’impossibile.
Volubile all’inimmaginabile, ora
mansueto e subito dopo
irascibile, era
capace di lavorare settimane e settimane ad un progetto o ad un quadro e poi mandare tutto in rovina da un momento all’altro contribuendo così al
mondo del "caffe delle arti".
La vita dell’artista del caffe delle arti
Questo pittore,
italiano di nascita e brasiliano di esistenza, nato a
Genova e morto cinquantenne, ha avuto il completo e trionfale
riconoscimento quasi cent’anni dopo e precisamente
nell’estate 1997.
Infatti, più di centoventi magnifiche opere pittoriche di questo grandissimo quanto scarsamente valorizzato artista - di nome
Giovanni Battista Castagneto - sono state esposte al
Centro Culturale Pinakotheke di Rio de Janeiro, a pochissimi metri dall’ospedale in cui egli
morì miseramente nel 1900, contribuendo in modo straordinario al patrimonio del "caffe delle arti" nel panorama artistico brasiliano.
Il fascino delle origini
Il Castagneto ci ha subito affascinato quando alcuni mesi orsono abbiamo avuto occasione di leggere su un quotidiano un bellissimo articolo, a firma di Oliviero Pluviano, intitolato:
"È un genovese il Gauguin brasiliano, fautore del movimento artistico noto come il "caffe delle arti".La falsificazione del caffe delle arti
Giovanni Battista Castagneto - sicuramente chiamato
Giambattista o forse anche più semplicemente Gian, come capita in Liguria - nostro concittadino, nato sotto la
Lanterna nel 1851, figlio di un marinaio di Rapallo, giunse al seguito di questi a Rio de Janeiro poco più che ventenne. La storia dice che falsificò il suo certificato di nascita per entrare nell’
Accademia delle Belle Arti di Rio e ciò perché con tutta probabilità l’ammissione alla stessa era riservata ai sudditi brasiliani. Fu proprio in questa accademia che sviluppò il linguaggio artistico del
"caffe delle arti".Se vuoi provare anche tu l’ebrezza del caffe dell’arte di Pintor, leggi la nostra ricetta del
caffè del marinaio.
Il professore del caffe delle arti
Sta di fatto che cinque anni dopo, bruciando letteralmente le tappe, diventò
professore di disegno. Ma non solo, perché la sua capacità fu tale da divenire in poco tempo pittore "di corte" negli ultimi anni di governo dell’ultimo
imperatore Pedro II, prima della Repubblica.
Si trattò evidentemente di un uomo di grande professionalità e di grande fascino, oltreché di altissima capacità artistica. Perché il Castagneto riuscì a penetrare in un gran numero di porte.
Anche il suo fisico di
uomo magro, alto, dai pochi capelli rossicci in grande contrasto con gli occhi straordinariamente azzurri, lo aiutò moltissimo ogni qualvolta decideva di aprire una di quelle porte; specie se al di là vi era una donzella. Il
Pintor cominciò lentamente a diventare così simbolo vibrante e ricco di significato nel contesto più ampio del "caffe delle arti".
I primi cenni del caffè delle arti
Il Castagneto attraeva per
un’espressione molto personale, in cui
un’altezzosa nobiltà, evidentemente connaturale perché non poteva derivare dai
trascorsi marinareschi del padre, si mescolava con la
semplicità più spontanea. Si comprendeva subito che questa mescolanza era la sua. Insomma, in pochi anni
quest’uomo era riuscito a crearsi grandi spazi negli ambienti artistici brasiliani, ed era destinato ad assurgere a somme vette.
Invero
i ricchi Fazendeiros,
produttori di caffè, se lo disputavano con ricchissime prebende affinché affrescasse le stupende facciate della "casa sede" delle loro Fazende, dei fastosi saloni interni e delle cappelle private.
Il Giambattista ha lasciato
segni stupendi di questi suoi interventi nelle Fazende più antiche e più famose. Le sue
"Pintures Mural" figurano ancora oggi - come si può riscontrare da uno splendido volume, il
"Solares de Regiao Cafeira do Brazil Imperial" - nella Fazenda Regate, nella Fazenda Paraiso, nella Fazenda Oriente e nella Fazenda Secretario e altre.
Qui, in questi
"Templi del Caffè", il Castagneto
perfezionò la conoscenza più profonda con la pianta del caffè, con questa pianta fascinosa e stupenda che finì col
condizionare - al pari del mare e delle marine - la sua pittura.
La sensibilità artistica del Giambattista era stata colpita. Il
verde intenso delle foglie ma ancor più i
bianchi e profumati fiori dalla vita brevissima, ma che quando germogliano appaiono come tante piccole nuvolette evanescenti, non sono cose che l’occhio del pittore dimentica facilmente. Poi, lo splendido
colore rosso vivo, che con la maturazione assumono
le ciliegie che contengono i due chicchi, è veramente uno spettacolo della natura.
Da allora
non c’è stato (o, se ce ne sono stati, sono stati pochissimi) dipinto del Castagneto - fosse esso una natura morta, un panorama o un ritratto - in cui in qualche angolo non fosse
posta in evidenza una pianta di caffè fiorita, o un mucchio di chicchi, o una tazzina fumante, conferendo così al "caffe delle arti" un ruolo di rilievo nella sua carriera.
Il
caffè era entrato con
prepotenza nella
sua testa e nella sua arte.
La sregolatezza dell’artista
Tuttavia, dicevamo, il nostro
"pittore del caffè", pur essendo entrato con
successo nell’intellighenzia artistica del Paese, era rimasto un personaggio difficile, un soggetto tutto genio e sregolatezza, capace di cambiare umore ed idee in un battibaleno.
Infatti, fu
capace di mandare da un giorno all’altro tutto in rovina.
La Corte dell’Imperatore Pedro II, i ricchi Fazendeiros e anche le svariate amicizie femminili che si era conquistato.Acquistò una
barchetta, con la quale
cominciò a girare col suo cavalletto le deserte isole della grande Baia di Guanabara. Infatti, fu per questa sua principale caratteristica, ovvero dell’avere una
mente in continuo mutamento, che ai nostri giorni è
difficile avere una coscienza diffusa del movimento artistico del caffe delle arti.
Un critico brasiliano,
Luiz Gonzaga Estrada, scrisse di lui nel 1888:"Castagneto è un originale. Figlio di un lupo di mare, nacque artista e nacque marinaio. Dal padre ha ereditato l’amore per la misteriosa incostanza del mare, e dalla sua amata Italia, l’alito caldo della impressionabilità artistica. Come il mare il suo temperamento è ribelle. Ama e odia. È mansueto e irascibile. Un giorno ha pensato che lo studio accademico, invece di farlo progredire, gli impediva il passo; ed ha strappato, da un momento all’altro, i motivi che lo legavano all’Accademia. Come artista riesce a sentire, in una maniera originalissima, tutti gli incanti, tutta la poesia dei vuoti. La voce tormentosa delle acque, il pazzo singhiozzare delle onde, le ciclopiche lotte dell’Oceano, fanno vibrare dentro di lui strane corde di un sentimentalismo che la natura non ha dato più a nessuno..."
Il caffe delle arti e l’oppressione della libertà
Dunque, dicevamo, il Giambattista iniziò la
vita errabonda e solitaria che l’avrebbe condotto ad una fine prematura. D’altra parte,
l’unica forma di vita che il suo spirito ribelle gli consentiva di condurre, imponendogli di mandare al diavolo le comodità e anche la ricchezza derivata dal movimento del caffe delle arti che si era in qualche modo creato negli ultimi anni.
Egli era infatti oppresso da una specie di
sete di libertà, da un desiderio di evasione che non gli dava scampo. Proprio per questo fu
paragonato a Gauguin. D’altronde, col grande pittore francese egli aveva fatto
amicizia, incontrandolo e
conoscendolo a Parigi nel corso di un viaggio-studio compiuto in Francia nel 1890. Gauguin lo aveva affascinato non tanto per l’arte pittorica che si discostava assai dal suo stile, ma soprattutto per la complessa personalità.
Oltretutto i due pittori erano praticamente coetanei,
essendo nati l’uno, il francese, nel 1848 e l’altro nel 1851. Ambedue erano stati in gioventù marinai e ambedue avevano condotto una vita dissennata, trascorrendo gran parte del loro tempo tra una bettola e l’altra, ad alimentare l’alcolismo e la sifilide.
Tuttavia, quando si dedicavano alla pittura, ambedue erano capaci di creare capolavori: con poche pennellate di giallo e di rosso accesi il francese, con rapidi tratti a pennello secco il Castagneto.
Anche la
morte li colse quasi contemporaneamente. Gauguin morì nel 1903 a Atuana, nell’isola di Hiva Oa, in Polinesia; il Castagneto, che l’aveva preceduto tre anni prima, chiuse gli occhi in un ospedale per poveri davanti alla Baia di Botafogo, dirimpetto alla splendida isoletta-giardino di Paquetà, dove si era ritirato da tempo nella casetta di un amico.
Il pintor do cafè: l’essenza del caffe delle arti
Non è quindi per un caso che il Castagneto sia stato definito il Gauguin brasiliano, come non per un caso l’artista, nostro connazionale, è passato alla storia come il
"cantore del caffè". Anzi, il "Pintor do cafè".Infatti, come abbiamo già avuto occasione di dire,
il caffè - vuoi come pianta e vuoi come bevanda - ebbe una tale influenza sul pittore, da divenire una specie di firma o di marchio di fabbrica nei suoi quadri. Invero non c’è quadro, fra quelli dipinti da un certo periodo in poi, in cui non appaia - in qualche modo, in qualche forma, ora una tazzina, ora in forma di pianta - una significazione dell’arte del caffè.
Castagneto si firmava così, per questo divenne il
"Pintor do cafè". Malauguratamente, molti dei suoi quadri finirono dispersi nelle mani di umili pescatori o in quelle di Fazendeiros del caffè, magari scambiati con una bottiglia di "cachaca" o con i pochi pesos per comprarla.
Altre volte,
veri capolavori, magari dipinti su sacchi di juta o su scatole di legno per sigari o su materiali di fortuna, finivano nelle mani di qualche donnicciola allegra in cambio di favori.
Un patrimonio disperso, come in parte dispersa fu la capacità di questo grande estimatore del caffè.Oggi però, come dicevamo, in Brasile c’è stata la riscoperta dell’artista, e crediamo che alla mostra di Rio ne faranno seguito altre, altrettanto importanti sul fondatore del movimento del caffe delle arti.
È giusto che al Pintor do cafè venga data almeno una parte dei riconoscimenti dovutigli.Se questa storia sul Pintor ti è piaciuta,
leggi il nostro articolo sul
caffè letterario dove troverai altre
storie di autori famosi, come
Karen Blixen, amanti di questa bevanda unica nel suo genere, il caffè.
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Fonte: “Caffè ancora cose semplici…e sportive”, Franco Puzzo Editore, Agostino & Simona Narizzano.