mercoledì 20 dicembre 2023

Bere Caffe con Amedeo Modigliani

Bere caffe

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autore: Redazione

Nella nostra lista di personaggi storici amanti del caffè rientra anche Amedeo Modigliani. Un artista dalle eccellenti doti pittoresche, con una vita molto movimentata e in parte discutibile ma con un elemento cardine che lo contraddistingue, bere caffe. Vediamo insieme la vita del pittore, le sue più svariate sfaccettature e i legami di quest’ultima con il mondo del caffè.

La vita spericolata

Modigliani ha avuto come pochi altri artisti un’esistenza così breve e così drammatica. Anche la sua fine ha avuto risvolti molto misteriosi. Infatti, anche se non è mai stato ben chiarito, la morte di "Modì" è dipesa da un violento pestaggio commesso da ignoti e, per di più, la sua agonia è stata lentissima e dolorosissima.

Amedeo Modigliani era nato a Livorno nell’estate del 1884 e quindi, quando morì aveva appena 36 anni. Anche la sua arte pittorica, più di quella scultorea che ha mancato solo di tempo per diventare preminente e di assoluto valore, ha avuto un tardivo riconoscimento.

Se sei curioso di saperne di più su altri artisti legati al mondo del caffè, leggi il nostro articolo sul caffe delle arti del Pintor do Cafè.

Bere caffe stimola la creatività

Chi scrisse di lui racconta che una sera, dopo aver fumato hashish e bevuto chissà quanto Vermouth e chissà quanti caffè, si alzò di scatto dal tavolino di un Cafè di Montmartre, prese un foglio e si mise improvvisamente a disegnare con tratti veloci e nervosi urlando ai presenti che aveva trovato la sua strada realizzando l’arte inconscia che era dentro di lui. Appena finito il disegno, montò sul tavolo esibendo trionfalmente una testa di donna dal collo di cigno. Ecco che bere caffe lo porta a stimolare la sua creatività.
Si realizzava in quello stesso momento la caratteristica principale che contraddistinguerà molti dipinti di Modigliani: le bellissime Signore dal collo di cigno.

Dopo questo breve preambolo che ci premeva fare ci rimettiamo in carreggiata ed andiamo a riprendere dagli inizi la purtroppo breve storia di questo grandissimo personaggio artistico.

Dunque Amedeo Modigliani nasce a Livorno nel luglio del 1884 da Eugenia Garsin e da Flaminio Modigliani, due ebrei che con la loro unione danno vita ad una famiglia inizialmente molto agiata ma che si troverà nel tempo ad affrontare problemi economici. Infatti, come conseguenza del fallimento dell’azienda di famiglia (legno e carta) i Modigliani vivranno burrascosi momenti. Si troveranno addirittura a dover affrontare più volte l’Ufficiale Giudiziario.

Comunque sia, a prescindere da queste disavventure familiari, Amedeo - affettuosamente chiamato Dedo - vive una tranquilla fanciullezza, comportandosi bene negli studi, rivelando i segni di un grande e naturale talento nel disegno e nella pittura. Frequenterà perciò con grande entusiasmo ed applicazione svariati corsi d’arte guadagnandosi - ancora giovanissimo - gli unanimi apprezzamenti dell’ambiente artistico livornese.

Purtroppo il destino - già nel 1898 - gli presenta il primo conto. Amedeo si ammala di una strana febbre tifoedea che gli danneggia gravemente i polmoni minando la sua fibra. Sia pure a distanza di anni, questa malattia si rivelerà impietosamente fatale.

In ogni caso e ancora giovanissimo Dedo abbandona gli studi ginnasiali per dedicarsi esclusivamente alla pittura. In particolare segue le lezioni del pittore e maestro Guglielmo Micheli frequentando lo studio di questi a Villa Bacciocchi a Livorno. Dedo ha quindi occasione di fare conoscenze e di confrontarsi con altri artisti. Una grande occasione gli si presenta incontrando il livornese Giovanni Fattori. Una figura leggendaria della pittura considerato unanimemente il padre del movimento macchiaiolo. Fattori è affascinato dall’allievo e diventerà il suo mentore. Non a caso, anche quest’ultimo era un assiduo amante del caffe, tanto che i due poi, col tempo, si ritrovarono a bere più di qualche caffè al giorno.

Fra le alterne vicende e le recidivanti pleuriti che gli causeranno la tubercolosi, Modì riesce a riprendersi comunque. Arriviamo perciò al 1906 quando l’Artista ottiene - grazie all’aiuto determinante della madre Eugenia e dello zio Garsin - il denaro necessario per trasferirsi a Parigi.

È la realizzazione del suo sogno di sempre: Parigi!
Non solo, perché porta con sè anche una lettera di presentazione per Granowski, un pittore e scultore che vive a Montmartre e che all’epoca gode di grande considerazione artistica.
Dunque Amedeo si trasferisce a Montmartre. Il quartiere diventato celebre per essere considerato il centro mondiale di tutti i giovani artisti arrivati nella Ville Lumière richiamati dalla fama degli Impressionisti. Affitta uno studio in rue Caulaincourt proprio vicino a dove aveva il proprio atelier il famoso Toulouse-Lautrec, morto appena due o tre anni prima.

Lo troviamo dunque con l’abito che gli sarà proverbiale e cioè con la larga giacca di velluto alla maremmana, un foulard rosso al collo ed un cappello a falda larga. Indossa poi una delle sue camicie blu a quadri o a righe fatte di tela da materasso.
Con la sua personalità travolgente, un bel po’ di faccia tosta e l’indubbia capacità artistica è subito ben dentro nella vita di Montmartre. Su, nella parte più alta del quartiere, intorno alla Place du Tertre e vicino al Sacre Coeur esisteva la cosiddetta Butte dove si accentravano i disgraziati della città e dove i giovani artisti possono trovare per pochi soldi un posto dove stare. Principalmente Cafè e Taverne. Perché come ben capiremo, bere caffe era tra le tante passioni di Amedeo.

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Bere caffe a Parigi

Infatti la vera Accademia Artistica di quella Parigi erano per l’appunto i Cafè, le Osterie, i Bistrot e i Cabaret dove si discuteva d’arte. Quindi locali rimasti famosi come l’Osteria di Pére Frédé, il Lapin Agile, il Bateau Lavoir, il Cafè Vachette e altri Cafè dove in breve tempo il Modigliani conosce e fa amicizia con grandi nomi quali Pablo Picasso, Andrè Derain, Guillaume Apollinaire, Diego Rivera e altri ancora. Bere caffe era quindi un momento di condivisione artistica dalla quale era imprescindibile partecipare.

Se sei interessato a saperne di più su artisti amanti del caffè, leggi il nostro articolo sul caffè letterario.

Per tutti e con la fama che via via si fece diventò semplicemente "Modì" che in francese si pronuncia come "maudit" e che letteralmente vuol dire maledetto.
Per la verità il Modigliani aveva fatto molto presto a guadagnarsi questa fama unendosi ogni sera, al termine delle lezioni dell’Accademia, con altri scapestrati ed insieme a delle ragazze del quartiere. Sperimentavano lo spiritismo e - grazie all’hashish - chissà cos’altro. Ovviamente Modì dava anche fondo ai risparmi di mamma Eugenia.

Con questi compagni e in questi locali l’ispirazione maggiore non poteva che provenire dal vermouth e dall’hashish, dall’etere, talvolta dalla cocaina ma soprattutto dal caffe. Bere caffe, più di qualche caffè al giorno, per stimolare la fonte d’ispirazione comune che era l’immaginazione. D’altronde Parigi, allora, era quella. L’Esposizione Universale e la nascente Tour Eiffel avevano aperto un nuovo secolo ai giovani di tutto il mondo.

In queste compagnie Modigliani conobbe Beatrice Hastings, una poetessa bella, ricca ed eccentrica. Si amarono, si picchiarono, consumarono insieme ogni tipo di droghe ed esperienze e stettero insieme un lungo periodo. La Hastings definiva Modì: una perla e un porco.
Fortunatamente Modigliani - quasi a compensazione delle cattive abitudini e come fecero molti altri pittori vissuti a Parigi - prese anche la forte consuetudine di consumare caffè. Caffè che beveva in continuazione e in grande quantità tanto da farci ritenere che la bevanda agisse come un salutare antidoto sugli effetti delle porcherie e miscugli vari che usava bere o aspirare. Per il caro Amedeo, bere caffe era diventato ormai più che un semplice momento di piacere.

Nel frattempo e fortunatamente i suoi dipinti arrivavano sempre più spesso nelle piccole vetrine ma anche in esposizione presso le importanti Gallerie che erano numerosissime in Montmartre.

La crescita come pittore

Lui cresceva sempre più. Come pittore ma anche purtroppo come bevitore di vermouth, vino e caffe e non solo un caffe al giorno... Fumava di tutto anche oppio e inspirava cocaina tutte le volte che era possibile.

Gli amori, travolgenti, anche di una sola notte erano poi conseguenze naturali del suo modo di vivere. D’altronde tutto questo terremoto che si agitava in lui non poteva durare a lungo, specialmente viste le cattive condizioni di salute.

Noi amiamo pensare che le grandi quantità di caffè che ingurgitava dal mattino presto sino a notte fonda, lo aiutassero e lo caricassero a sopportare tutti quei vizi che si concedeva. Bere caffe, molto caffe, era una routine che ormai lo contraddistingueva.

È quindi chiaro che Amedeo facesse molte pause caffè durante la giornata. Se anche tu vuoi sapere come una pausa caffè può stimolare la tua creatività, leggi il nostro articolo dedicato.

Non si può essere "maledetti" sino a quel punto. Si drogava, si ubriacava, si picchiava costantemente con qualcuno e poi amava una donna dopo l’altra.
Una modella dopo l’altra. Lui amava dire: "Quando una donna posa per un pittore, gli si da!"
Più "maudit" di così non si poteva. Eppure era anche generoso e sincero. Talvolta leale. Non dava peso al denaro. Anche nei momenti di povertà, Modigliani disprezzava il denaro ed era sempre pronto a regalare ai più poveri quel poco che aveva.

Di quel periodo sono rimaste famose le sbornie di vino che prendeva in compagnia dell’amico Maurice Utrillo grande pittore a sua volta.
Modigliani fu molto legato ad Utrillo e accadeva spessissimo che i due, ubriachi fradici e cacciati dai Cafè, finissero col picchiarsi sonoramente salvo poi concludere la notte abbracciati in qualche angolo di piazza. Si dice che Pablo Picasso, il quale frequentava saltuariamente la coppia, usasse rivolgersi a Utrillo soprannominandolo scherzosamente "litrillo".

E siamo ora alla fine di questo articolo quando parliamo del 24 gennaio 1920 che è la data di morte di Amedeo Modigliani. Una folla immensa accompagnò il feretro del pittore fino al cimitero del Père-Lachaise.
Tutte le ragazze di Montparnasse avevano portato i fiori a Modì.
Era il semplice omaggio a chi, nella sua breve esistenza, aveva amato ciò che era stato possibile amare. Anche il nostro Caffè.

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Fonte: Agostino Narizzano – Cose semplici sugli illustri amici del caffè – Franco Puzzo Editore.

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