Il nostro itinerario delle "città del caffè" questa volta ci porta a Napoli, dove la “tazzulella 'e cafè” è molto più di un simbolo. La radicata tradizione caffeicola di questa città è diventata un vero e proprio modo di prendere la vita, assaporandone ogni momento e condividendone il piacere.
Nel nostro articolo sul complesso rapporto tra
Trieste e il caffè abbiamo parlato di una città che ha trovato, nel caffè, un’opportunità di grande sviluppo economico e culturale. In Italia, tuttavia, c'è un'altra città il cui tessuto culturale è intriso di
piccole e grandi tradizioni legate al mondo del caffè.
A
Napoli il caffè, nelle sue varie declinazioni, è molto di più di una bevanda, molto più di un simbolo. È un modo di prendere la vita assaporando ogni istante di condivisione, ma anche un modo per favorire la socialità e la solidarietà. Nella tradizione partenopea troviamo la
“cuccumella”, l'iconica caffettiera napoletana che richiede una lunga attesa, oppure ancora il
"caffè sospeso", un caffè pagato e non consumato, a beneficio del prossimo avventore. Scopriamo qualcosa in più sul rapporto tra il caffè e la città partenopea.
Storia del caffè a Napoli
Se "Napule è mille culure", come canta Pino Daniele, uno di questi colori deve essere proprio quello del caffè. Nero, come i grani di una tostatura forte, che predilige le note amare e corpose. La diffusione della bevanda in questa città la si deve a
Maria Carolina D'Asburgo-Lorena, moglie di
Re Ferdinando di Borbone. La bevanda, già ampliamente diffusa a Vienna, fu fatta servire proprio dalla regina austriaca durante un ballo di corte alla
Reggia di Caserta, nel
1771, sancendo l'ingresso del caffè nel Regno di Napoli. Dalla corte alle case il salto fu breve: il caffè divenne una bevanda consumatissima.
Un altro segno dell'importanza del caffè a Napoli fu la diffusione della
caffettiera napoletana, la cosiddetta "cuccumella", che rimase, fino alla diffusione in tutto lo Stivale della più pratica
moka, di gran lunga il metodo più utilizzato per la preparazione del caffè.
Questa particolare caffettiera, inventata a Parigi da
Jean Louis Morize nel
1819, arrivò nella città partenopea durante il Regno di Napoli, in epoca napoleonica. Gli artigiani della città si misero subito all'opera per replicarla. Invece che il rame, costoso “oro rosso” di difficile reperibilità, furono preferiti materiali più diffusi: la latta prima, l'alluminio e il più pregiato acciaio in seguito.
Come funziona la caffettiera napoletana?
Ma come funziona la cuccumella? Questo curioso attrezzo, che era comune vedere nelle vecchie cucine prima che si diffondesse la moka, si compone di
tre elementi: una camera inferiore, dove è contenuta l’acqua, una camera superiore, dove viene raccolto il caffè, e una parte centrale, un filtro dove è contenuta la polvere di caffè. La caffettiera sfrutta, proprio come il
caffè filtro, il principio della
percolazione. Una volta che l’acqua giunge a bollore, si capovolge la macchina: l’acqua percolerà nella seconda camera passando per la polvere del caffè e trattenendone nel passaggio tutto il gusto e l’aroma.
A differenza dell'
espresso, nel quale l'infusione e l'estrazione avvengono quasi istantaneamente e si ha subito il caffè pronto da gustare, quello della caffettiera napoletana è un rito da gustare lentamente, approfittando dei tempi di attesa per fare due chiacchiere, conoscersi meglio o anche solo raccontare la propria giornata.
La cuccumella rapprensenta proprio questo di vivere, lentamente, gustandosi anche il tempo di attesa.Il caffè sospeso
A Napoli il caffè è così amato che una tazzina di caffè non si nega a nessuno. Diventa, anzi, il simbolo di una solidarietà diffusa. Il
caffè sospeso è vera espressione di un modo di vivere, basato sulla convivialità e sulla solidarietà reciproca: il dono di una tazzina di caffè a beneficio di uno sconosciuto.
Pare che questa usanza sia nata, secondo quanto raccontato dallo scrittore
Riccardo Pazzaglia, dalle dispute che nascevano tra gruppi di amici al bar nel momento in cui si doveva pagare al caffè. Nell’incertezza, spesso, si pagavano anche caffè non bevuti e, piuttosto che richiedere il credito indietro, si preferiva lasciarli pagati per uno sconosciuto avventore, che magari non avesse i soldi per pagarsi il caffè. Oggi questa bella tradizione
si è diffusa in tutto il mondo e ha ispirato diverse iniziative che ne conservano lo spirito solidale.
Il viaggio continua con Caffè Roen
Il
caffè espresso è
una passione da coltivare giorno per giorno e, soprattutto,
da condividere. Per questo, all'interno del nostro
blog, cerchiamo di diffondere la cultura del caffè e tutto il mondo di nozioni, tradizioni e curiosità che ruotano attorno a questa bevanda.
Ciò che meglio trasmette la nostra passione per il caffè, tuttavia, è proprio il
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